Formavano una coppia affiatata, la Magia e la TV.
Ho passato le domeniche pomeriggio (e non solo) dell’infanzia e dell’adolescenza davanti alla TV, aspettando impazientemente che qualche “contenitore” proponesse gli incredibili esperimenti di Silvan, Tony Binarelli o Alexander. Non era difficile che accadesse: negli anni ‘80 e ’90, le trasmissioni televisive degli allora due diversi schieramenti se li contendevano (insieme ad Aurelio Paviato, in un secondo momento): l’illusionismo (e i suoi esponenti) era un elemento importante nei programmi d’intrattenimento, e come tale veniva trattato e considerato. La Magia in TV “funzionava”. Questo rapporto idilliaco era però destinato a incrinarsi. Nello scorso decennio, infatti, la Magia si è vista improvvisamente relegata a un angolo del palcoscenico mediatico e privata del fascino, elemento che dovrebbe caratterizzarla.
Pare però che questa rottura non sia stata definitiva: Magia e TV ci riprovano!
In queste settimane, infatti, sulla rete ammiraglia Mediaset, la prima serata del giovedi è dedicata a una grande produzione in cui giovani talenti dell’illusionismo, giudicati da cinque “Masters”, si sfidano a colpi di bacchetta,
Pace fatta? Forse…
In questi anni di separazione la TV è “cresciuta”, si è evoluta (ciò non significa che sia migliorata!), mentre l’illusionismo è rimasto sotto molti aspetti uguale a se stesso.
Principalmente è una questione di linguaggio.
Se prima TV e Magia potevano comprendersi, semplicemente perché parlavano una lingua simile, adesso non riescono a sintonizzarsi sulla stessa frequenza: il montaggio rapido, a volte frenetico, imposto dai format attuali, non può essere compatibile con delle esibizioni nate per essere apprezzate dal vivo.
Questo è vero ancor di più per l’illusionismo, in cui è essenziale seguire tutti i passaggi logici dell’azione, affinché l’illusione completa, efficace, e tocchi nell’intimo lo spettatore. In mancanza di tale quadro d’insieme si produrrà in video, nel migliore dei casi, un “effetto speciale”, non Magia.
La Magia è un’esperienza
Per rendere il senso del magico attraverso il mezzo televisivo, le illusioni andrebbero progettate e scritte per la televisione. O almeno profondamente adattate.
D’altra parte, anche la televisione dovrebbe rendersi conto di “cos’ha per le mani”, trattandola di conseguenza ed evitando di uniformarla, attraverso un linguaggio stereotipato, alla moda del momento. Non esiste l’abito perfetto sempre, ovunque e per chiunque. Solo quello più adatto all’occasione e alla fisicità di chi lo indossa.
Più che l’unione simbiontica di un tempo, questo riavvicinamento assomiglia a una convivenza forzata. Chissà se avranno tempo e modo di ricalibrare questo rapporto…