Cavalcando la moda (e la confusione) sull’argomento mentalismo, l’editore Mursia ha pensato bene di dedicargli un libretto di appena 90 paginette “annacquate”. L’autore del libro è Andrea Santambrogio che, appassionato di mentalismo da (solo) un paio d’anni circa (secondo quanto lui stesso afferma), ci regala la sua “conoscenza” e la sua “esperienza”. Se a tutto questo si aggiunge che il Santambrogio è totalmente sconosciuto nel panorama magico italiano (il “mentalismo” è illusionismo!) non ci vogliono le abilità di un mentalista per prevedere quanto questo libro, definito “fondamentale” ed “essenziale” dall’autore stesso, possa realmente valere.
La realtà dei fatti ricalca tristemente le aspettative: per la serie “se la canta e se la suona” , il libretto è un’accozzaglia di concetti sparsi senza logica, di estreme semplificazioni (leggasi “banalizzazioni”) che, in alcuni casi confondono il lettore non fornendogli alcuno strumento su cui lavorare, in altri lo depistano totalmente con delle informazioni completamente fuorvianti. Un’analisi puntuale di tutte le sciocchezze contenute in questo libro, richiederebbe un tomo di trecento pagine. Cerco di prendere in esame giusto qualche punto al fine di farvi comprendere meglio.
La mia analisi di “Mentalismo”
Cos’è il mentalismo?
Un libro intitolato “Mentalismo” e indirizzato al pubblico di profani, dovrebbe iniziare con una definizione operativa dell’argomento trattato. Senza questa definizione, che delimita l’area di azione e competenza, risulta complesso procedere soprattutto lungo un percorso didattico/formativo. QUESTA DEFINIZIONE MANCA!
Le tecniche “classiche” del mentalismo
L’autore ci propone più volte questo termine. Secondo l’autore il mentalista “classico” (figura inesistente!!!) usa tecniche “classiche”, esegue i “classici” del mentalismo e si veste in maniera “classicheggiante”… a parte l’insulsità di tali affermazioni, l’autore non spiega cosa siano queste “tecniche classiche” lasciando il lettore col dubbio che il mentalista classico sia quello che dopo aver frequentato il ginnasio parla in latino e greco ed esegue i suoi esperimenti con una parrucca bianca e un vestito del ‘700…
Il mentalista “scientifico”/”moderno”
Secondo l’autore, a differenza di quello “classico” (?),”utilizza tecniche scientifiche apprese dopo anni di studio”. Come già specificato nell articolo mentalismo vero/falso, le tecniche utilizzate dai cosiddetti mentalisti moderni (classificazione che non ha luogo di esistere) sono le stesse utilizzate dai “classici” e sono in gran parte tecniche illusionistiche! In barba alla PNL, al linguaggio del corpo, alle microespressioni…
Il maniaco del pulito
Ricorre tante (troppe) volte il termine “pulito”. Il termine “pulito” (clean) nel campo dell’illusionismo sta a significare una situazione in cui l’illusionista “non ha nulla da nascondere”. Peccato però che l’autore non spieghi il suo significato al lettore…
Estreme semplificazioni che banalizzano e distorcono gli argomenti proposti
Senza andare nel dettaglio, leggasi la definizione di “cold reading”, del “condizionamento non verbale” (che secondo l’autore è “un tipo di condizionamento che utilizza gli arti superiori”) e di quello “verbale” (tra l’altro, trascura bellamente il “paraverbale” che è molto più influente di quello “verbale”, dal punto di vista della comunicazione).
Luoghi comuni
Uno per tutti, il concetto fondamentale è “emozionare”. “Non puntate(…) agli applausi ma puntate sull’EMOZIONE.(…) è solo questa la chiave per un mentalismo di successo”…Semplice no!? E’ come se in un libro su come imparare a suonare il piano si leggesse: “che ci vuole? Basta schiacciare il tasto giusto al momento giusto!”. O descrivere un operazione cardiochirurgica con:” prendi il bisturi ed apri, aggiusta tutto e poi sutura”.
Esperimenti banali/mancanti di istruzioni
Per citarne uno il “mental deck” mi veniva proposto da mio zio (che non è un illusionista e nemmeno un appassionato di prestigiazione) quando avevo circa 7 anni ed è uno dei primi giochi che ho imparato. Nell’”Effetto Cottrell” invece si richiede al lettore di “mescolare all’americana in modo da sbirciare l’ultima carta” e “portarla in cima con qualsivoglia metodo (ad esempio il miscuglio classico – ancora! – nel cavo della mano”).
A parte la sequenza sconclusionata dal punto di vista dell’economia e della struttura dell’effetto, l’autore non dice nulla su come eseguire i miscugli in questione che sono certamente noti a chi abbia delle nozioni di cartomagia, non certo al grande pubblico che sia avvicina per la prima volta ad un testo del genere (non sono presenti nemmeno delle fotografie per cercare di chiarire il concetto). Per concludere, i restanti esperimenti sono quasi tutte ripetizioni del “mental deck”.
Conclusioni
Mi fermo qui…ma ci sarebbe tanto altro ancora da scrivere su questo capolavoro di superficialità.
La domanda però sorge spontanea: Santambrogio è il “campione italiano di risoluzione del cubo di rubik con una mano”… perché non scrivere un libro su quello?
Una cosa di buono però questo libro la fa: consiglia interessanti testi di Corinda, Anneman, Lesley e Maven…
Tirando le somme, qualunque sia il vostro grado di competenza in materia, l’unico consiglio che posso darvi, ritornando al titolo dell’articolo, e certo di essere supportato da tutti i veri professionisti del settore, è che questo è un libretto da mettere sotto l’albero di Natale…
…per farlo stare fermo, nel caso traballasse…